Handbook:MIPS/Installation/System/it
Informazioni sul file system
Etichette dei file system e UUID
Sia MBR (BIOS) che GPT includono il supporto per le etichette e gli UUID dei file system. Questi attributi possono essere definiti in /etc/fstab come alternative per il comando mount da usare quando si tenta di trovare e montare i dispositivi a blocchi. Le etichette e gli UUID dei file system sono identificati dai prefissi LABEL e UUID e possono essere visionati con il comando blkid:
root #
blkid
Se il file system dentro la partizione viene eliminato, allora i valori delle etichette e degli UUID del file system saranno conseguentemente alterati o rimossi.
Per via della sua unicità, si raccomanda ai lettori, che stanno usando una tabella delle partizioni stile MBR, di usare gli UUID anziché le etichette per definire i volumi da montare nel file /etc/fstab.
UUIDs of the filesystem on a LVM volume and its LVM snapshots are identical, therefore using UUIDs to mount LVM volumes should be avoided.
Etichette e UUID delle partizioni
Gli utenti che hanno scelto la strada GPT hanno un paio di 'robuste' opzioni disponibili per definire le partizioni su /etc/fstab. Le etichette e gli UUID delle partizioni possono essere usate per identificare le o la partizione individuale del dispositivo a blocchi, senza badare a quale file system è stato scelto per la partizione stessa. Le etichette e gli UUID sono identificati rispettivamente dai prefissi PARTLABEL e PARTUUID e possono essere comodamente visionati da terminale con il comando blkid:
Output for an amd64 EFI system using the Discoverable Partition Specification UUIDs may like the following:
root #
blkid
Mentre non sempre è vero per le etichette delle partizioni, usando un UUID per identificare una partizione su fstab fornisce una garanzia che l'avviatore non farà confusione quando ricercherà un certo volume, persino quando il file system dovesse cambiare in futuro. Usare i percorsi per i dispositivi a blocchi predefiniti (/dev/sd*N) per definire le partizioni su fstab è rischioso per i sistemi che vengono riavviati spesso ed hanno dispositivi a blocchi SATA che vengono aggiunti e rimossi regolarmente.
La denominazione dei percorsi dei dispositivi a blocchi dipende da un certo numero di fattori, incluso come ed in quale ordine i dischi sono attaccati al sistema. Essi potrebbero anche apparire in un ordine differente in base a quali dispositivi vengono rilevati prima dal kernel durante la prima fase del processo di avvio. Premesso ciò, a meno che uno non intenda avere continuamente a che fare con l'ordinamento dei dischi, usare i percorsi predefiniti per i dispositivi a blocchi è un approccio semplice e diretto.
Riguardo fstab
Su Linux, tutte le partizioni usate dal sistema devono essere elencate in /etc/fstab. Questo file contiene i punti di montaggio di quelle partizioni (cioè dove esse verranno viste rispetto alla struttura del file system), come dovranno essere montate e con quali opzioni speciali (automaticamente o meno, se gli utenti potranno montarle o meno, ecc.).
Creare il file fstab
If the init system being used is systemd, the partition UUIDs conform to the Discoverable Partition Specification as given in Preparing the disks, and the system uses UEFI, then creating an fstab can be skipped, since systemd auto-mounts partitions that follow the spec.
Il file /etc/fstab usa una sintassi stile tabella. Ogni linea consiste in sei campi, separati da uno spazio bianco (uno o più spazi, tabulazioni, o un misto). Ogni campo ha il suo specifico significato:
- Il primo campo mostra il dispositivo a blocchi speciale o il file system in remoto che deve essere montato. Svariati tipi di identificatori di dispositivi sono disponibili per i nodi dei dispositivi a blocchi speciali, etichette di file system e UUID, ed etichette di partizioni e UUID.
- Il secondo campo mostra il punto di montaggio sul quale la partizione andrebbe montata.
- Il terzo campo mostra il file system usato dalla partizione
- Il quarto campo mostra le opzioni di montaggio usate da mount quando si vuole montare la partizione. Siccome ogni file system ha le sue opzioni di montaggio, gli utenti sono incoraggiati a leggere la pagina del manuale di mount (man mount) per averne una lista completa. Opzioni multiple di montaggio vanno separate con una virgola.
- Il quinto campo è usato da dump (copia del contenuto della memoria) per determinare se la partizione necessità di ricevere un dump oppure no. Questo valore viene generalmente lasciato a 0 (zero).
- Il sesto campo è usato da fsck per determinare l'ordine in cui i file system dovrebbero essere controllati quando il sistema non si arresta correttamente. Il file system radice (root) dovrebbe avere 1 mentre i rimanenti dovrebbero avere 2 (oppure 0 se il controllo del file system non è necessario).
Il file predefinito /etc/fstab fornito da Gentoo non è un file fstab valido, però offre più di un modello soltanto.
root #
nano -w /etc/fstab
DOS/Legacy BIOS systems
Diamo un'occhiata a come scrivere le opzioni per la partizione /boot/. Questo è solo un esempio e dovrebbe essere modificato in accordo alle decisioni di partizionamento prese all'inizio dell'installazione. Nel nostro esempio di partizionamento per mips, /boot/ è solitamente la partizione /dev/sda1, con file system ext2. Esso necessita di essere controllato durante l'avvio, dunque dovremmo scrivere:
/dev/sda1 /boot ext2 defaults 0 2
Alcuni utenti non vogliono che la loro partizione /boot/ sia montata automaticamente per migliorare la sicurezza del loro sistema. Tali utenti dovrebbero sostituire defaults con noauto. Ciò fa sì che questi utenti dovranno montare manualmente la partizione ogni volta che desiderino usarla.
Aggiungere regole che corrispondano al precedente schema di partizionamento deciso ed aggiungere regole per i dispositivi come i lettori CD-ROM e, certamente, per ogni altra partizione o lettore (drive) in uso.
Sotto c'è un esempio molto più elaborato del file /etc/fstab:
/dev/sda1 /boot ext2 defaults,noatime 0 2
/dev/sda10 none swap sw 0 0
/dev/sda5 / ext4 noatime 0 1
/dev/cdrom /mnt/cdrom auto noauto,user 0 0
/dev/cdrom /mnt/cdrom auto noauto,user 0 0 }}
UEFI systems
Below is an example of an /etc/fstab file for a system that will boot via UEFI firmware:
# Adjust for any formatting differences and/or additional partitions created from the "Preparing the disks" step
0 2
/dev/sda10 none sw 0 0
/dev/sda5 / xfs defaults,noatime 0 1
</div>
<div lang="en" dir="ltr" class="mw-content-ltr">
/dev/cdrom /mnt/cdrom auto noauto,user 0 0
DPS UEFI PARTUUID
Below is an example of an /etc/fstab file for a disk formatted with a GPT disklabel and Discoverable Partition Specification (DPS) UUIDs set for UEFI firmware:
# Adjust any formatting difference and additional partitions created from the "Preparing the disks" step.
# This example shows a GPT disklabel with Discoverable Partition Specification (DSP) UUID set:
PARTUUID=c12a7328-f81f-11d2-ba4b-00a0c93ec93b 0 2
PARTUUID=0657fd6d-a4ab-43c4-84e5-0933c84b4f4f none sw 0 0
PARTUUID= / xfs defaults,noatime 0 1
Quando si usa nel terzo campo auto
, lascia che il comando mount indovini quale file system ci sia. Questo è raccomandato per i supporti removibili in quanto possono essere creati con uno tra tanti file system. L'opzione user
nel quarto campo rende possibile ad un utente non-root (non amministratore o "radice") montare il CD.
To improve performance, most users would want to add the noatime
mount option, which results in a faster system since access times are not registered (those are not needed generally anyway). This is also recommended for systems with solid state drives (SSDs). Users may wish to consider lazytime
instead.
Due to degradation in performance, defining the
discard
mount option in /etc/fstab is not recommended. It is generally better to schedule block discards on a periodic basis using a job scheduler such as cron or a timer (systemd). See Periodic fstrim jobs for more information.Controllare due volte il file /etc/fstab, salvare ed uscire per continuare.
Informazioni di rete
It is important to note the following sections are provided to help the reader quickly setup their system to partake in a local area network.
For systems running OpenRC, a more detailed reference for network setup is available in the advanced network configuration section, which is covered near the end of the handbook. Systems with more specific network needs may need to skip ahead, then return here to continue with the rest of the installation.
For more specific systemd network setup, please review see the networking portion of the systemd article.
Informazioni host e dominio
Una delle scelte che l'utente deve compiere è dare un nome al suo PC. Questo sembra piuttosto facile, ma molti utenti hanno difficoltà a trovare il nome appropriato per il proprio PC Linux. Per velocizzare le cose, si sappia che la decisione non è definitiva - può essere cambiata in seguito. Nell'esempio sottostante il nome host tux è stato usato all'interno del dominio homenetwork (rete di casa).
Set the hostname (OpenRC or systemd)
root #
echo tux > /etc/hostname
systemd
To set the system hostname for a system currently running systemd, the hostnamectl utility may be used. During the installation process however, systemd-firstboot command must be used instead (see later on in handbook).
For setting the hostname to "tux", one would run:
root #
hostnamectl hostname tux
View help by running hostnamectl --help or man 1 hostnamectl.
Network
There are many options available for configuring network interfaces. This section covers a only a few methods. Choose the one which seems best suited to the setup needed.
DHCP via dhcpcd (any init system)
Most LAN networks operate a DHCP server. If this is the case, then using the dhcpcd program to obtain an IP address is recommended.
To install:
root #
emerge --ask net-misc/dhcpcd
To enable and then start the service on OpenRC systems:
root #
rc-update add dhcpcd default
root #
rc-service dhcpcd start
To enable the service on systemd systems:
root #
systemctl enable dhcpcd
With these steps completed, next time the system boots, dhcpcd should obtain an IP address from the DHCP server. See the Dhcpcd article for more details.
netifrc (OpenRC)
Configurare la rete
Durante l'installazione di Gentoo Linux, la rete per lavorare era già configurata. Comunque, ciò valeva per il CD di installazione stesso e non per l'ambiente installato. Adesso, la configurazione di rete è stata fatta per il sistema Gentoo Linux installato.
Informazioni più dettagliate sul lavoro di rete, inclusi argomenti avanzati come collegamenti, ponti, VLAN 802.1Q o reti wireless sono trattati nella sezione della Configurazione delle reti su Gentoo.
Tutte le informazioni di rete sono raccolte su /etc/conf.d/net. La sintassi è lineare ma forse non ancora intuitiva. Ma niente paura, ogni cosa sarà spiegata di seguito. Un esempio completamente commentato che copre molte diverse configurazioni è disponibile in /usr/share/doc/netifrc-*/net.example.bz2.
Prima installare net-misc/netifrc:
root #
emerge --ask --noreplace net-misc/netifrc
DHCP è usato in modo predefinito. Affinché DHCP funzioni, è necessario installare un client DHCP. Ciò viene descritto più avanti negli Strumenti di sistema necessari per l'installazione.
Se la connessione di rete necessita di essere configurata a causa di opzioni specifiche per DHCP o perché DHCP non è usato affatto, allora si apra /etc/conf.d/net:
root #
nano -w /etc/conf.d/net
Impostare sia config_eth0 che routes_eth0 per inserire le informazioni sull'indirizzo IP e sull'instradamento.
Si presume che l'interfaccia di rete sia chiamata eth0. Comunque, ciò dipende strettamente dal sistema. È raccomandato assumere che l'interfaccia sia nominata con il nome dell'interfaccia presente all'avvio del mezzo di installazione, considerando che il mezzo di installazione sia abbastanza recente. Maggiori informazioni si possono trovare su Denominazione delle interfacce di rete.
config_eth0="192.168.0.2 netmask 255.255.255.0 brd 192.168.0.255"
routes_eth0="default via 192.168.0.1"
Per usare DHCP, definire config_eth0:
config_eth0="dhcp"
Si legga /usr/share/doc/netifrc-*/net.example.bz2 per un elenco completo delle opzioni disponibili. Assicurarsi di controllare bene anche la pagina man (manuale) del client DHCP se è necessario impostare opzioni specifiche per DHCP.
Se il sistema ha svariate interfacce di rete, allora ripetere i passi precedenti per config_eth1, config_eth2, ecc.
Adesso salvare la configurazione ed uscire per proseguire.
Avvio automatico dei servizi di rete
Per avere le interfacce di rete attive all'avvio, esse vanno aggiunte al runlevel (livello di esecuzione) predefinito.
root #
cd /etc/init.d
root #
ln -s net.lo net.eth0
root #
rc-update add net.eth0 default
Se il sistema ha diverse interfacce di rete, allora gli appropriati file net.* devono essere creati come è stato fatto con net.eth0.
Se dopo aver avviato il sistema, risulta che il nome assunto per l'interfaccia di rete (attualmente nella documentazione come eth0
) era sbagliato, allora si eseguano i seguenti passaggi per correggerlo:
- Aggiornare il file /etc/conf.d/net con il nome di interfaccia corretto (per esempio
enp3s0
anzichéeth0
). - Creare un nuovo link simbolico (esempio /etc/init.d/net.enp3s0).
- Rimuovere il vecchio link simbolico (rm /etc/init.d/net.eth0).
- Aggiungere quello nuovo al runlevel (livello di esecuzione) predefinito.
- Rimuovere quello vecchio con rc-update del net.eth0 default.
Il file degli host
Si passa ad informare Linux riguardo l'ambiente di rete. Questo è definito su /etc/hosts ed aiuta a risolvere i nomi host permettendo di ottenere gli indirizzi IP per gli host che non sono risolti dal nameserver (server dei nomi).
root #
nano -w /etc/hosts
# This defines the current system and must be set
# Questo definisce il sistema stesso e deve essere impostato
127.0.0.1 tux.homenetwork tux localhost
# Optional definition of extra systems on the network
# Definizione opzionale per sistema extra sulla rete
192.168.0.5 jenny.homenetwork jenny
192.168.0.6 benny.homenetwork benny
Salvare ed uscire dall'editor per continuare.
Informazioni di sistema
Password root
Impostare la password per root (radice) usando il comando passwd.
root #
passwd
L'account Linux root è un account con tutti i poteri, dunque si scelga una password robusta. In seguito, verranno creati degli account aggiuntivi per le operazioni quotidiane degli utenti ordinari.
Configurazione init e all'avvio
OpenRC
Gentoo (almeno quando si usa OpenRC) usa /etc/rc.conf per configurare i servizi, la partenza, e lo spegnimento del sistema. Aprire /etc/rc.conf e divertirsi con tutti i commenti nel file. Rivedere le impostazioni e cambiarle dove necessario.
root #
nano -w /etc/rc.conf
Poi, aprire /etc/conf.d/keymaps per gestire la configurazione della tastiera. Modificare il file per configurare ed impostare correttamente la tastiera.
root #
nano -w /etc/conf.d/keymaps
Si presti particolare attenzione alla variabile keymap. Se viene selezionata la mappa dei tasti sbagliata, quando si digita sulla tastiera verranno visualizzati strani risultati.
Infine, modificare /etc/conf.d/hwclock per impostare le opzioni dell'orologio. Modificarlo secondo le preferenze personali.
root #
nano -w /etc/conf.d/hwclock
Se l'orologio hardware non sta usando UTC, allora è necessario impostare clock="local"
nel file. Nel caso contrario, ciò comporterebbe disallineamenti dell'ora nel sistema.
systemd
First, it is recommended to run systemd-machine-id-setup and then systemd-firstboot which will prepare various components of the system are set correctly for the first boot into the new systemd environment. The passing the following options will include a prompt for the user to set a locale, timezone, hostname, root password, and root shell values. It will also assign a random machine ID to the installation:
root #
systemd-machine-id-setup
root #
systemd-firstboot --prompt
Next users should run systemctl to reset all installed unit files to the preset policy values:
root #
systemctl preset-all --preset-mode=enable-only
It's possible to run the full preset changes but this may reset any services which were already configured during the process:
root #
systemctl preset-all
These two steps will help ensure a smooth transition from the live environment to the installation's first boot.